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lunedì, ottobre 30, 2006

Come vestirsi e cosa portare con se in montagna


Bisogna iniziare dalle piccole cose, anche se per molti possono essere banali.
Partiamo dal presupposto che un minimo di effetti personali bisogna sempre averli al seguito, anche per le passeggiate di un paio d'ore.
La prima cosa cui pensare è quindi lo zaino. Per le gite "in giornata" (anche se di poche ore), lo zaino più versatile ha una capienza di 30, al massimo 40 litri.
Vediamo cos'è necessario portare con noi per riempire un pò la nostra sacca. Innanzi tutto, anche per le gite brevi, mettiamo nello zaino qualche cosa da mangiare e, soprattutto, da bere.
Per quanto riguarda l'alimentazione ognuno di noi conosce i propri limiti alimentari ed i problemi legati alla digestione. Il concetto è che non bisogna appesantirsi.
L'abbigliamento deve essere appropriato: può capitare di iniziare la gita con una maglietta ma poi? Indipendentemente da quello che indossiamo alla mattina, nell'arco della giornata possono cambiare tante cose, anche solo perché il percorso si sviluppa su più versanti: ad un tratto esposto al sole ne segue un altro in cui il vento o la stessa ombra determinano sensazione di freddo. L'ideale è essere dotati di un abbigliamento a strati (tipo cipolla!), per vestirsi o spogliarsi a seconda delle condizioni meteo che possono cambiare in fretta. In commercio e in particolare nei negozi più specializzati per l’abbigliamento da montagna, ormai si trova di tutto, pantaloni, magliette, calzini, pile ecc…, di vari tessuti che permettono una corretta traspirazione della pelle e che asciugano in poco tempo. I prezzi sono vari dipende dal portafoglio ci ciascuno e non sempre il prezzo determina la qualità del prodotto. Nella stagione fredda, portatevi sempre un paio di guanti e un cappello (dalla testa si ha la maggior dispersione di calore!). Un cappellino leggero per la stagione più calda e occhiali per ripararvi dal sole. Un poncho (magari di quelli larghi che coprono anche lo zaino). Una buona giacca che ci ripari dal vento e dall'umido. Per ripararsi dal freddo non c'è niente di meglio di un maglione o di un pile.
Non necessariamente, ma possono essere utili un paio di bastoncini, aiutano ad alleggerire il peso del corpo e dello zaino sulle ginocchia. In commercio si trovano quelli high-tech telescopici e leggerissimi.
E' sicuramente importante un ricambio da lasciare in macchina, ma anche nello zaino non guasta: il ricambio, è meglio tenerlo dentro un sacchetto di plastica.... in caso di pioggia si può bagnare lo zaino, ma gli indumenti rimangono senz'altro più asciutti!
Dentro lo zaino, poi, non deve mancare un mini pronto soccorso, qualche cerotto (compresi quelli per le vesciche ai piedi), e qualche goccia di disinfettante non sono certo di troppo.
Le scarpe, ovviamente, devono essere comode, ma non basse, quelle da jogging sono indicate solo per sentieri pianeggianti e senza sassi. Il rischio di slogature è sempre presente, quindi è consigliabile usare uno scarponcino: ne esistono di tanti modelli e prezzi, meglio se impermeabili, fatti con materiali tipo GoreTex o in pelle. In termini di suola (il marchio "vibram", in genere, è una garanzia).
Non ci resta altro che scegliere il vostro percorso e come si suol dire “gambe in spalla” e partire.
Buone gite a tutti.

lunedì, ottobre 23, 2006

Brevi note sull’escursione al Parco Nazionale d’Abruzzo





La bellezza di Civitella Alfedena, piccolo paese immerso nel cuore del parco, si è potuta ammirare sin dalle prime luci dell’aurora che ci hanno accolto al nostro risveglio.
Dopo una buona colazione, e una certa euforia, in 9 dai giovani diciassettenni ai più adulti sessantenni, ci siamo incamminati lungo il sentiero I1 che dal centro del paese ci avrebbe condotti fino al Passo Cavuto, meta che ci siamo proposti per poter ammirare i branchi di camosci.
Con il passo lento ma costante del nostro decano e conoscitore della zona Bruno, ci siamo inoltrati nella faggeta ammirando le mille sfumature dei colori che l’autunno usa per rivestire questi particolari ambienti. Osservado queste bellezze, l’occhio sconfinava ben oltre le chiome degli alberi, fino ad arrivare al cielo. L’azzurro che lo caratterizzava alla nostra partenza cominciava però a prendere sfumare dai toni sempre più grigi. In breve tempo sopra le nostre teste si sono formate grosse nubi dal tono minaccioso. Dagli zaini si sono fatte strada fra panini e borracce, le mantelle che alle prime gocce d’acqua hanno pensato bene di fare il proprio dovere. Con una nuova grinta abbiamo proseguito il nostro percorso. La buona volontà però ad un certo punto ha dovuto arrendersi a una sempre più persistente pioggia. Una smorfia d'amarezza si è stampata nel volto di ciascuno nel dover prendere la triste decisione del ritorno. In montagna capitano di questi momenti, bisogna saperli accettare in modo sereno. Ci siamo così detti che il parco nessuno lo sposterà e neppure i camosci, quindi si può sempre ritornare con la speranza di trovare delle condizioni meteo più clementi. Lungo il ripiego siamo passati alla fossa del lupo che si trova nel centro del paese di Civitella, dove vivono alcuni lupi con la speranza di fare qualche foto. Ma anche di loro nessuna traccia, hanno pensato bene che con quel tempo di rimanersene rintanati da qualche parte.
Lungo la strada del ritorno sosta in un giardino di Pescasseroli per consumare nonostante tutto in allegria il nostro pranzo. Al nostro rientro a Roma, dopo i consueti saluti di congedo, ci siamo lasciati con l’appuntamento per chi po’ di rivederci alla prossima uscita.
Ancora una volta mi sembra di poter costatare, che questi momenti vissuti insieme a contatto con la natura e con lo spirito con cui li propongo (vedi sul blog ciccando su Benvenuti), le persone che magari vengono per la prima volta e si conoscono li per li, e con quelli che già vi hanno partecipato, sia un modo interessante per creare dei rapporti semplici ma veri, fatti di accoglienza. Condivisione e amicizia.
Altre foto le trovate cliccando "su guarda tutte le foto del blog"
Se volete potete lasciare il vostro commento (cliccare su comments)
Domenico

mercoledì, ottobre 11, 2006

21/22 Ottobre escursione al Passo Cavuto (Parco Nazionale d’Abruzzo)













Passo Cavuto (1942 m)
Escursione in ambiente montano nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, da Civitella Alfedena per la Val di Rose, e discesa per la stessa via. È uno dei sentieri più frequentati e classici del Parco e di tutte le montagne abruzzesi: alla bellezza della faggeta aggiunge infatti la possibilità di osservare i camosci della Val di Rose, che si lasciano – al contrario dei loro simili delle altre vallate del Parco – osservare e fotografare facilmente.
Da Civitella Alfedena (1107 m) si esce seguendo le indicazioni per la Val di Rose, che iniziano dal centro del paese. Si sale a gradini accanto ad una casa, poi tra prati e muretti a secco lungo un viottolo piuttosto sconnesso. Un ripido tratto sulla costa ben visibile dal paese porta alla bella faggeta di Val di Rose, che si risale sulla destra (sinistra orografica) con percorso meno faticoso, e molto bello. La faggeta, in questo periodo, si presenta in tutto il suo splendore autunnale, con le foglie giallo e arancio. Quando il bosco si dirada (alt. 1650 m), si esce nell'ampia conca chiusa dalle rocce del M. Sterpidalto (a destra), del M. Boccanera (a sinistra) e di Passo Cavuto (di fronte, a sinistra). Il sentiero sale per una serie di gradini erbosi (qui è facile osservare i camosci al pascolo), poi imbocca una valletta erbosa, ripida, che porta a Passo Cavuto (alt. 1942 m, ore 2:30 – 3:00). Magnifico il panorama sulle rocce del M. Petroso, sull'ampia conca sommitale della Valle Jannanghera, e sulla Camosciara dominata dal Balzo della Chiesa. Il Passo Cavuto costituisce un magnifico punto di osservazione dei branchi di camosci che si lasceranno facilmente avvicinare a poche decine di metri. Questa straordinaria opportunità si potrà realizzare a condizione che si osservi un certo silenzio non ci si allontani dal sentiero. La gita può anche concludersi qui. Il ritorno a Civitella Alfedena avviene per la stessa via della salita.