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lunedì, luglio 23, 2007

Semprevisa The End

PIAN DELLA FAGGETTA
LUNGO IL SENTIERO NELLA FAGGETTA
VETTA DEL SEMPREVISA
FONTE SAMBUCO
FONTE SAMBUCO

Carissimi, con questa escursione e i suoi 15 partecipanti, tre nuovi di cui Marco un giovane pachistano che per la prima volta si imbatteva con la montagna, si sono concluse prima della pausa estiva le nostre uscite mensili. Anche quella di ieri nonostante il caldo che un pò ci è stato alleviato grazie alla bellissima faggeta, è stata una giornata bella e impegnativa. Da Pian della Faggetta e per tutta la salita al Semprevisa, siamo stati immersi in un ambiente molto bello e caratteristico con la sua atmosfera solitaria e selvaggia. In questo abitat e mantenendo un passo abbastanza moderato, abbiamo superato il primo tratto di strada bianca un pò lungo per la verità e anche abbastanza monotono. Ma appena ci siamo incamminati lungo il sentiero che si inoltrava nel bosco la monotonia della prima ora si è dissolta nel verde e ombroso manto donatoci da dei faggi merravigliosi. Camminavamo con attenzione sopra un tappetto di foglie morbide che avvolgevano i nostri scarponi ma che allo stesso tempo noscondevano sassi infidi pronti a farci scivolare. Oggi le pause sono state dovute alla calura più frequenti del solito, l'acqua abbondante che ognuno portava nel proprio zaino ad ogni sosta veniva bevuta con avidità per compensare l'abbondante sudorazione. Usciti dal bosco per rimontare la cresta finale che ci avrebbe portato in vetta, un'altro scorcio di diversa belleza dai precedenti si è presentato all'improvviso davanti ai nostri occhi. Pur se la giornata era velata da una lieve foschia,la vista su tutta la piana Pontina non ha potuto come in tanti altri momenti della la giornata non essere immortalata nelle nostre macchine fotografiche. Giunti in vetta alcuni dopo aver sopportato il caldo e la fatica della salita giustamente hanno cercato un posto all'ombra di alcuni faggi per consumare il pranzo e godersi un momento di relax con un breve pisolino. ALtri invece rimasti seduti sotto la croce di vetta hanno preferito prendere un pò di tintarella. Come sempre le foto di gruppo hanno coronato il nostro momento. Rifatti gli zaini abbiamo iniziato la discesa prenderdo il sentiero che conduce alla Fonte Sambuco per far rifornimento di acqua ormai ormai giunta agli sgoccioli e per darci una rinfrescata. Un posto anche questo molto affascinante o originale per aluni versi. Una grotta da cui scorga dell'acqua fresca e buona che attravero una conduttura vene portata in una vasca. Sopra la grotta scritte scalfite sulla roccia che riportano i nomi e le date deglie scursionisti passati di li. E ancora in una piccola nicchia con un altrettanto piccola statuina di Maria. Riempite le boracce abiiamo ripreso la via del ritorno. Rispetto all'andata però abbiamo preso il sentiero che passa in mezzo a tutta la faggeta evitando gran parte della strada bianca e che in breve ci ha riportati al punto di partenza. Affaticati ma contenti della giornata ci siamo lasciati con l'augurio di trascorrere delle buone vacanze e dandoci l'appuntamento per la nostra prossima uscita.
Domenico

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lunedì, luglio 16, 2007

IN SOLITARIA SUL CENTENARIO

Sulla cima del Monte Brancastello
Sulla vetta del Prena
Vado di Ferruccio
sa sul Monte Camicia
In vetta al Monte Camicia

Nei giorni successivi il 29 giugno scorso, che insieme a Paolo ho percorso una buona parte del sentiero del Centenario al Gran Sasso, (ci siamo fermati alla cima del Monte Prena per poi scendere lungo la via dei laghetti), si è fatta strada In me ripensando al quei momenti, la voglia di riprovare a ripercorrerlo in solitaria e integralmente. Cioè da Vado di Corno fino alla cima del Monte Camicia e scendere al rifugio di Fonte Vetica. L’occasione si è presentata sabato 14 luglio, le condizioni meteo segnalavano tempo buono e anch’io mi sentivo in buona forma.
Partenza da Roma verso le 3 del mattino con arrivo all’attacco del sentiero verso le 5. Faceva ancora buio e il cielo era un manto di stelle. Anche se munito di lampada frontale ho preferito aspettare e incamminarmi con il sorgere dell’aurora che è arrivata all’incirca intorno alle 5.30. Salgo accompagnato dall'aurora che colora di rosso il Corno Grande. Uno spettacolo tanto quotidiano quanto sconosciuto. Ogni tanto mi giro e butto lo sguardo sul punto dove ho lasciato la macchina per vedere se qualche altro escursionista fosse intenzionato a percorrere lo stesso itinerario. Non vedo nessuno. Be!, volevo andare in solitaria, eccomi accontentato. Poco prima delle 7 sono sulla cima del Monte Brancastello. Un vento abbastanza forte mi accoglie. Cerco inutilmente di ripararmi un po’ scendendo dalla cima verso il Vado di Piaverano. Per un momento penso al resto del percorso e ai passaggi soprattutto quelli in cresta da affrontare con un vento così. Decido di continuare fin sotto le Torri di Casanova e poi deciderò il da farsi. Per fortuna il vento cessa e con decisione mi aggrappo alla scaletta metallica e alle successive corde fisse per superare le Torri fino a raggiungere Forchetta di S. Colomba. Sono passate le 9 da qualche minuto. La parte un po’ più alpinistica del percorso inizia adesso. Essendo solo cerco con molta attenzione di affrontare ogni passaggio. Proseguendo con saliscendi su creste a volte strapiombanti raggiungo anche la cima di Monte Infornace. Mi fermo per un breve ristoro e qualche foto. Mi circonda un suggestivo ambiente minerale. I sentiero diventa come già conoscevo un po’ più instabile e si stende lungo pareti mozzafiato e bizzarre guglie calcaree. Superate alcune placche brecciose giungo ad una sella per poi risalire il ripido pendio prima di arrivare in vetta la Monte Prena. L’orologio sena le 10.33. Sulla vetta per alcuni minuti mi fa compagnia un escursionista (il primo della giornata) salito dalla miniera abbandonata. Mi faccio fare un paio di foto e gli chiedo notizie sul percorso che avrei dovuto intraprendere da li a poco. Lo conosceva bene e ho avuto delle informazioni dettagliate. La stanchezza cominciava a farsi un pò sentire e pensando ancora al lungo tratto da fare mi impongo di rimanere concentrato anche se non ci sono delle difficoltà oggettive. Dopo qualche manciata di frutta secca e alcune sorsate di te comincio a scendere verso nord per una ripida falda detritica fino a raggiungere il Vado di Ferruccio. Sono le 11.13. Guardo verso la cima del Monte Camicia e la vedo lontana, stringo i denti per questo ultimo tratto. Alle 12.32 dopo circa 7 ore di cammino sono in vetta al Monte Camicia. Dalla cima la vista è strepitosa, lo sguardo spazia dalle più belle catene dell’ Appennino Centrale al mare. Una gioia profonda mi invade, l’ambiente che mi circonda e gli escursionisti che incontro sulla cima coronano questo momento. Mi raccolgo per un istante e pronuncio in silenzio una preghiera. Cerco di immortalare il tutto con delle foto. Con calma poi mangio qualche cosa e mi riposo prima di affrontare la discesa. Alle 13.10 parto e alle 14.05 sono a Fonte Vetica. Incontro una giovane coppia di Pescara e gli chiedo uno strappo per riprendere la macchina, naturalmente ricompensato da una birra. Al bar dell’ostello di Campo Imperatore con loro festeggio la giornata. Grazie ragazzi!

Note: ho trovato tutto il sentiero ben segnato e con una buona manutenzione.

Domenico

venerdì, luglio 06, 2007

22 Luglio M. Semprevisa



Da un punto di vista geomorfologico, queste montagne sono caratterizzate da pronunciati fenomeni carsici. Per questo motivo, su questo territorio non è infrequente trovare voragini, grotte e pozzi, che costituiscono motivi d'interesse speleologico fra i più rilevanti del Lazio e di tutta l'Italia Centrale.
Monte Semprevisa (1.536 m)
Da Carpineto Romano (604 m) per Pian della Faggeta (880 m) e il Piano dell’Erdigheta (1198 m), discesa per l’Acqua Mezzavalle.

Dislivello: 710 m
Tempo di salita: 2 ore e 30 minuti
Tempo di discesa: 1 ora e 15 minuti
Difficoltà: E - vedi siegazione sulla colonnina di dx
LEGENDA DELLE DIFFICOLTA' ESCURSIONISTICHE

Da Carpineto Romano, l’itinerario prevede una prima tappa al Pian della Faggeta ed una seconda al Piano dell’Erdigheta. Seguendo la direzione che conduce alla vetta del Monte Erdigheta, si incontra il sentiero che sale a Roccagorga; da qui, svoltando a destra in direzione della cima del Semprevisa, si prosegue tangendo l’Abisso Consolini e si giunge infine al Semprevisa (1.536 m s.l.m.). La discesa, di poco più di un’ora, prevede un passaggio lungo la cresta boscosa e lungo la Sella del Semprevisa per poi scendere lungo il sentiero che conduce alla cisterna dell’Acqua Mezzavalle; da qui si raggiunge nuovamente il Pian della Faggeta e ci si ricongiunge al punto di partenza.

lunedì, luglio 02, 2007

AMORE PER IL MONTE VELINO


Ormai sono diverse le ascensioni che ho fatto sulla cima del Monte Velino (2486 m), situato sul parco naturale d’Abruzzo Velino Sirente, sia nei periodi estivi che invernali. Da qualsiasi sentiero ci s’incammini per salire sulla sua vetta, i paesaggi cambiano da versante a versante. Ognuno diverso, ricco di particolari naturalistici, ciascuno con una propria caratteristica bellezza.
Il Velino solare e roccioso che si alza dal Fucino. Sul versante opposto invece è più dolce, scende verso i grandi pianori di Pezza e Campo Felice. Il Velino dalle stupende faggete della Valle Cerchiata e della Valle di Teve quest’ultima con il muraglione roccioso del Muro lungo.
Camminando lungo le valli, le creste e i canaloni o canalini di questo massiccio, provo ogni volta delle senz’azioni profonde, come se la natura mi avvolge e mi facesse respirare con i suoi stessi polmoni. Più volte durante l’anno ritorno perché ne sento la sua mancanza. La breve distanza da Roma mi facilita molto e mi stimola a ritornarci spesso. Un altro amore che mi spinge in quei luoghi sono i buoni dislivelli e sviluppi che ci sono in tutti i sentieri. Richiedono sempre un certo impegno ma mi danno una molta soddisfazione dal punto di vista atletico. Dalla cima del Velino poi ho potuto ammirare in vari momenti, quando ho trovato giornate con il cielo terso, la visuale che si gode, arriva sui mari Tirreno ed Adriatico, sui Monti Simbruini, Ernici, Terminillo, Gran Sasso e Maiella.
Insomma non sarà il Gran Sasso o meno ancora le dolomiti o le alpi, ma nel suo insieme è in ogni modo una bella montagna, per chi la sa accogliere diventare un vero amore.
Domenico

Foto in inverno e primavera (clicca sotto)