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mercoledì, maggio 07, 2008

La vita, una sfida da raccogliere







Tante discipline insieme, vedenti e non vedenti: sono i ragazzi di “Omero”, vivacissima associazione di Bergamo.

Una ragazza esce dalla piscina dopo la sua prova. La cuffia le cade. Con le mani la cerca, tastando il pavimento. La raccoglie: «La vita è una sfida che vale la pena raccogliere. Sempre». È non vedente.

Lo spot di Omero: riassume lo spirito di questa associazione di Bergamo che da oltre vent’anni avvicina disabili visivi e normodotati alle attività sportive.

Sandro Belotti ne è il presidente: «Da noi si praticano arrampicata, atletica leggera, calcetto, ciclismo, equitazione, ginnastica, nuoto, goalball, torball, sci nautico, sci alpino, sci nordico, tiro con l’arco, torrentismo, vela, windsurf. Ma svolgiamo anche attività ricreative e culturali, come la mostra tattile di scultura in cui i ragazzi non vedenti hanno guidato visitatori bendati che, solo dopo, potevano osservare le sculture, confrontando la realtà con le proprie sensazioni».

La vivacità dell’associa­zione (il cui sito è: http://www.omerobg.it/ è testimoniata da oltre 300 iscritti, fra i quali i giovani sono numerosissimi: a guidarli è Eugenio Benaglia, un imprenditore di successo che ha trovato nel suo impegno con i ragazzi la sua vera ragione di vita.

«L’idea di creare un gruppo di ragazzi disabili e normodotati è nata un po’ per gioco e un po’ per esigenza, visto che quando si fa attività con i non vedenti, serve un accompagnatore per ciascuno. Si è innescata una reazione a catena che ha messo in luce il meglio di ciascuno: il ragazzo disabile impara a relazionarsi in modo naturale con il coetaneo vedente e que­st’ultimo impara a rendersi più responsabile, apprezzando sempre più la bellezza della vita. Il gruppo misto è la vera rivoluzione di Omero, un valore aggiunto che ci ha permesso di arrivare al cuore di tante persone».

L’attività subacquea è stata solo l’ultima sfida. «Anzitutto bisogna dire che per i non vedenti ci sono percorsi tattili marini in bellissime zone d’Italia. Ma la cosa più importante me l’ha insegnata Annalisa, una ragazza cieca di Bergamo. L’estate scorsa, all’Asinara, le ho insegnato a fare snorkeling con pinne, maschera e boccaglio. Era molto emozionata: dopo diversi tentativi è riuscita a scendere per circa 3-4 metri ed è risalita con una manciata di sabbia chiusa nel pugno gridando, felice, che era stata un’esperienza fantastica. Era solo un pugno di sabbia, ma lei, cieca, ha mostrato a me il segreto nascosto delle cose: le emozioni e le risorse di ogni individuo non sono proporzionali alle sue abilità, ma all’entusiasmo ed alla tenacia che ripone in quello che fa».

La cecità, ai tempi di Omero, veniva considerata la condizione ideale per essere poeti, perché è una forma di silenzio che riempie di vita interiore. Certamente avete elaborato un nuovo modo di vedere le persone diversamente abili. «Un disabile spaventa perché non sappiamo che fare e mettiamo al centro della nostra attenzione la cecità o la disabilità. L’impegno di Omero è quello di fare in modo che la disabilità diventi una cosa … normale, mettendo al centro dell’attenzione la persona. Così nascono rapporti umani veri».

Essere ciechi: correre senza sapere dove, contro che cosa, fidarsi di persone che danno istruzioni sul percorso. Non è facile. Cecilia, non vedente, ha 15 anni: nel nuoto ha un futuro olimpico fra i normodotati. Qualche mese fa si è rotta i denti contro il bordo della piscina perché non ha sentito il segnale di bordo vasca. Cecilia ha imparato da tempo che la vita è piena di bastonate sui denti, ma gli amici di Omero le hanno insegnato, con il loro amore, che non ci si può rinchiudere in casa per evitarle.

Attorno ad Eugenio i ragazzi scalpitano per parlare di Omero. Michela, 19 anni, è ipovedente: «Ho provato tante emozioni nuove: arrampicare, sciare, fare attività subacquea. Un’esperienza unica! Ma, soprattutto, ho trovato persone molto sensibili». Greta, 11 anni, vedente: «Omero mi ha fatto conoscere tanti ragazzi, molti con handicap, e mi ha aperto gli occhi su un mondo nuovo pieno di difficoltà, ma anche di voglia di fare e di stare in compagnia. Questi ragazzi sono pieni di sorprese!».

Daniele, 17 anni, non vedente: «Che emozione arrampicare e stare sospesi nel vuoto. È fantastico!».

Nicholas, 15 anni, ipovedente: «Omero è uno stile di vita, non uno stile comune, ma uno stile che mette in primo piano le relazioni interpersonali e poi tutto il resto».

Clara, 15 anni, è ipovedente: «Omero e lo sport sono stati un sostegno in un momento difficile e mi hanno aiutato a scoprire che il limite è la mia paura, non solo il mio handicap».

Annalisa ha 21 anni ed è non vedente totale: «Grazie a Eugenio e ai miei amici di Omero ho capito che l’essere non vedenti non è un dramma. Si può vivere tranquillamente anche senza la vista. È come non avere un lettore mp3 o non essere particolarmente bravi nei temi a scuola: non ha importanza, ci sarà sempre un amico che mi aiuterà, che tra l’altro avrà l’occasione di sentirsi utile. Un vantaggio per entrambi. La cosa più preziosa è questa amicizia profonda che ci aiuta a superare con agilità le difficoltà di tutti i giorni».

Paolo Crepaz







4 commenti:

Giovanni Vancieri ha detto...

Complimenti per tutto..........

Anonimo ha detto...

complimenti per tutto

Sarah ha detto...

non ho parole! Son cose che ti fanno pensare, queste, e che ti fanno dire Grazie x quello che hai e che serve, che è tutto in te, non altrove!

Grazie Dono!

citroglicerina ha detto...

complimenti per questo blog che parla anche ai disabili.

io lavoro per un portale che ha anche un blog per disabili. Facciamo scambio link?
H magazine per showfarm.com

ecitro@showfarm.com