LUNGO IL SENTIERO NELLA FAGGETTA
VETTA DEL SEMPREVISA
FONTE SAMBUCO
FONTE SAMBUCO
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Nei giorni successivi il 29 giugno scorso, che insieme a Paolo ho percorso una buona parte del sentiero del Centenario al Gran Sasso, (ci siamo fermati alla cima del Monte Prena per poi scendere lungo la via dei laghetti), si è fatta strada In me ripensando al quei momenti, la voglia di riprovare a ripercorrerlo in solitaria e integralmente. Cioè da Vado di Corno fino alla cima del Monte Camicia e scendere al rifugio di Fonte Vetica. L’occasione si è presentata sabato 14 luglio, le condizioni meteo segnalavano tempo buono e anch’io mi sentivo in buona forma.
Partenza da Roma verso le 3 del mattino con arrivo all’attacco del sentiero verso le 5. Faceva ancora buio e il cielo era un manto di stelle. Anche se munito di lampada frontale ho preferito aspettare e incamminarmi con il sorgere dell’aurora che è arrivata all’incirca intorno alle 5.30. Salgo accompagnato dall'aurora che colora di rosso il Corno Grande. Uno spettacolo tanto quotidiano quanto sconosciuto. Ogni tanto mi giro e butto lo sguardo sul punto dove ho lasciato la macchina per vedere se qualche altro escursionista fosse intenzionato a percorrere lo stesso itinerario. Non vedo nessuno. Be!, volevo andare in solitaria, eccomi accontentato. Poco prima delle 7 sono sulla cima del Monte Brancastello. Un vento abbastanza forte mi accoglie. Cerco inutilmente di ripararmi un po’ scendendo dalla cima verso il Vado di Piaverano. Per un momento penso al resto del percorso e ai passaggi soprattutto quelli in cresta da affrontare con un vento così. Decido di continuare fin sotto le Torri di Casanova e poi deciderò il da farsi. Per fortuna il vento cessa e con decisione mi aggrappo alla scaletta metallica e alle successive corde fisse per superare le Torri fino a raggiungere Forchetta di S. Colomba. Sono passate le 9 da qualche minuto. La parte un po’ più alpinistica del percorso inizia adesso. Essendo solo cerco con molta attenzione di affrontare ogni passaggio. Proseguendo con saliscendi su creste a volte strapiombanti raggiungo anche la cima di Monte Infornace. Mi fermo per un breve ristoro e qualche foto. Mi circonda un suggestivo ambiente minerale. I sentiero diventa come già conoscevo un po’ più instabile e si stende lungo pareti mozzafiato e bizzarre guglie calcaree. Superate alcune placche brecciose giungo ad una sella per poi risalire il ripido pendio prima di arrivare in vetta la Monte Prena. L’orologio sena le 10.33. Sulla vetta per alcuni minuti mi fa compagnia un escursionista (il primo della giornata) salito dalla miniera abbandonata. Mi faccio fare un paio di foto e gli chiedo notizie sul percorso che avrei dovuto intraprendere da li a poco. Lo conosceva bene e ho avuto delle informazioni dettagliate. La stanchezza cominciava a farsi un pò sentire e pensando ancora al lungo tratto da fare mi impongo di rimanere concentrato anche se non ci sono delle difficoltà oggettive. Dopo qualche manciata di frutta secca e alcune sorsate di te comincio a scendere verso nord per una ripida falda detritica fino a raggiungere il Vado di Ferruccio. Sono le 11.13. Guardo verso la cima del Monte Camicia e la vedo lontana, stringo i denti per questo ultimo tratto. Alle 12.32 dopo circa 7 ore di cammino sono in vetta al Monte Camicia. Dalla cima la vista è strepitosa, lo sguardo spazia dalle più belle catene dell’ Appennino Centrale al mare. Una gioia profonda mi invade, l’ambiente che mi circonda e gli escursionisti che incontro sulla cima coronano questo momento. Mi raccolgo per un istante e pronuncio in silenzio una preghiera. Cerco di immortalare il tutto con delle foto. Con calma poi mangio qualche cosa e mi riposo prima di affrontare la discesa. Alle 13.10 parto e alle 14.05 sono a Fonte Vetica. Incontro una giovane coppia di Pescara e gli chiedo uno strappo per riprendere la macchina, naturalmente ricompensato da una birra. Al bar dell’ostello di Campo Imperatore con loro festeggio la giornata. Grazie ragazzi!