Il mondo piange il re dell'Everest:
l'alpinista neozelandese, primo sul
tetto del mondo, è morto a 88 anni
Il mondo piange Sir Edmund Hillary, l’uomo che nel 1953 assurse a fama mondiale quando divenne il primo uomo a scalare l’Everest. «Una figura eroica, il neozelandese più famoso del mondo», lo ha definito il primo ministro della Nuova Zelanda, Helen Clarke. Per il premier britannico, Gordon Brown, è stato «un autentico eroe che catturò l’immaginazione del mondo». «Abbiamo perso un grande amico del Nepal e un eroe mondiale», ha affermato il ministro del Turismo, Prihtvi Subba Gurung.
La comunità degli sherpa nepalesi, che lo chiamava «Burra Sahib» (grande statura, grande cuore) per il suo impegno umanitario negli altipiani himalayani dove aveva fatto costruire scuole, ospedali e piste d’atterraggio, lo ha ricordato come «un secondo padre» e ha annunciato che gli dedicherà un monumento. In omaggio alla tradizione buddhista, sono state anche organizzate preghiere per la sua reincarnazione da uomo. L’impresa che fece entrare Hillary nella storia dell’alpinimso fu compiuta il 29 maggio 1953, quando arrivò fino alla vetta di 8.848 metri insieme allo sherpa Tenzing Norgaylen. Toccare la cima più alta del mondo era una sfida che per decenni avevano tentato invano i più grandi scalatori.
Inquadrato in una spedizione britannica, Hillary non doveva essere il primo in cima: altri compagni arrivarono a poche centinaia di metri dal «tetto del mondo» ma furono fermati dalla fatica e dalla mancanza di ossigeno. Dopo una notte di riposo, il neozelandese giunse sulla vetta insieme a Tenzing, anche se, per evitare polemiche, fu lasciato credere che ci fossero arrivati tutti insieme. Solo molti anni dopo lo sherpa nepalese rivelò al mondo la verità.
Quando Hillary si ricongiunse al resto della spedizione, si tolse la maschera dell’ossigeno e pronunciò una frase entrata nella leggenda: «L’abbiamo battuto, questo bastardo!». La conquista dell’Everest fu compiuta nello stesso giorno in cui a Londra veniva incoronata la regina Elisabetta, il che aumentò il fervore patriottico per l’impresa. Modesto e generoso, sir Edmund Hillary era diventato «un secondo padre» per il popolo nepalese.
Hillary ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare il popolo nepalese degli sherpa tramite l’Himalayan Trust da lui fondato, riuscendo a costruire scuole e ospedali. Era anche presidente onorario dell’American Himalayan Foundation, un’associazione non-profit che cerca di migliorare l’equilibrio ecologico e le condizioni di vita dei popoli himalayani. Hillary, che nella vita di tutti i giorni esercitava il mestiere di apicoltore, ha affermato di considerare i suoi successi in campo umanitario come la sua più grande conquista.
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