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venerdì, giugno 30, 2006

Escursione 29 giugno 06: Monte Terminillo (2210mt)!




Il monte Terminillo è il monte dove i romani le domeniche invernali vanno a sciare. Ci sono altri monti ma, il Monte Terminillo, è stato il primo, rimane abbastanza vicino a Roma, e così è molto frequentato in inverno ed in estate
La partenza degli amici romani è sempre di tutto comodo per dei montanari (appuntamento alle 7,30, partenza non prima delle 8!).
Questa mattina ho capito il vero motivo della caduta dell’Impero Romano: l’orario della sveglia mattutina! I barbari, uomini rudi, abituati alla vita dura, la mattina erano fin dalle prime ore sul campo di battaglia.
I romani, tra la sveglia tarda, il cappuccino ed il cornetto, qualche altra operazione personale…, il traffico del raccordo e delle vie consolari…. sul campo de battaglia ma quando ce arrivavano?
Beh! Lasciamo stare la storia antica, veniamo ai giorni nostri, ovvero all’escursione.
Il programma di Dono è sempre adatto a tutti i piedi!
Ed infatti questa escursione prevedeva l’arrivo al rifugio Sebastiani in macchina e poi, da li, in vetta. Per chi desiderava altra camminata in cresta ed altri sentieri.
Eravamo 15, tutti giovani, molto giovani, ad eccezione di tre che hanno superato i cinquanta…non diciamo di quanto, basti pensare che uno dei tre è andato in pensione da pochi giorni.(beato lui)
Dopo un viaggio abbastanza tranquillo arriviamo a lato del rifugio Sebastiani ci prepariamo velocemente e, all’alba (si fa per dire) delle ore 10 riusciamo a partire!
Il tempo è coperto e ventoso! Meno male…se ci fosse stato il sole dei giorni scorsi...!
La salita è subito ripida e qui incomincia a vedersi la differenza tra chi ce la fa, e chi arranca.Il nostro capo gruppo (Dono) dispensa consigli in particolare ai principianti: piccoli passi, lenti e regolari. Il gruppetto inevitabilmente si allunga e, tra i primi e gli ultimi beh, un bel po’ di vuoto.
Il vento è fastidioso, però pazienza, anche lui deve fare il suo lavoro: in fondo siamo noi che saliamo sui monti dove il vento è di “casa” e può fare come vuole! Di fronte a questa considerazione mi metto tranquillo e sopporto tutto, anche il sudore asciugato con il vento: come se dice a Roma “una mano santa per la mia bronchite”!
Alcuni giovani davanti, noi tre “vecchietti” al centro altri in fondo.
Oggi c’è Pino un profondo conoscitore di tutte le specie di fiori e vegetazione che incontriamo. Fotografa tutto e tutto descrive con dovizia di particolari. C’è anche Giancarlo che non è da meno: un cuore contadino…donato alla chimica (professore di chimica), che ammira le genzianelle le violette, si vede che si sente a proprio agio in questo ambiente.
Nel salire non si parla molto perché si cerca di risparmiare il fiato!
Alcuni dei partecipanti con scarpette inadatte alla montagna fanno un po’ di fatica!
Dopo poco meno di 1,5 ore siamo in vetta(2210mt.)….di già? Un po’ deluso della piccola scarpinata, anche se è stata quasi tutta in salita volentieri siedo a riposare ( i miei polmoni non sono ancora del tutto liberi), cercando di mettermi in una posizione riparata dal vento.
Come qualcuno asserisce, la bellezza delle escursioni è riposare sulla vetta in compagnia di cose buone da mangiare, l’importante è aver camminato, poco o tanto poco importa. Dieci minuti dopo arrivano anche i ritardatari!
Si sta bene in vetta, anche se la foschia non permette di godere del bellissimo panorama che da lassù è possibile godere.
I più esperti indicano in direzione del Gran Sasso e di altri monti! Bisogna fidasse…tanto nun se vede niente!!
Dopo poco iniziano le prime proposte: andiamo in cresta più avanti? Ritorniamo per un altro sentiero? Arriviamo sino all’altro rifugio? Osservare i volti delle persone dopo ogni proposta dava l’indice dell’affaticamento e della volontà di ciascuno. Come capita in ogni gruppo democratico: chi vuole andare va, chi vuole restare resta…..e quello è!
Io, manco a dirlo, mi metto con il gruppo dei “annamo avanti a vedè che c’è”! Lo spirito Colombiano (Crtistoforo intendo) alberga dentro di versi e così si parte.
Un prima parte in cresta con un vento che aumenta sempre di più sino a farci barcollare. Poi finalmente si inizia a scendere.
Abbiamo perso di vista chi stava dietro di noi, telefoniamo e ci confermano che sono tornati indietro: troppo difficoltoso per qualcuno.
Noi rimasti in pochi, anche una giovane e coraggiosa ragazza, decidiamo di affrontare un sentiero di ritorno diverso da quello fatto. Ce lo propone Donato grande conoscitore di questei monti. L’unica incognita: alcuni lastroni di neve da attraversare senza essere ben attrezzati!
Mentre scendiamo il vento ci lascia al nostro destino e soprattutto ci lascia con il caldo che lui aveva cercato di allontanare.
Valli a capì ‘sti uomini, nu glie va bene proprio niente!
Si chiacchiera allegramente, si scherza con questi giovani di montagna poco esperti ma a fantasia dei professionisti!
In ogni spedizione un capo ci vuole sempre ed allora nominiamo nostro capo e guida :Donato (Beh, l’unico che conosceva il sentiero visto che Dono si è sacrificato con il gruppo che è rimasto in cima. Donato, detto il saggio (lo dico perché un po’ conosco la “testa “ che ha).
Inizialmente le difficoltà non sono molte!
Poi di fronte a noi ecco che dobbiamo attraversare un lungo lastrone di neve ghiacciata.
Qualcuno più esperto, con attenzione, va avanti e cerca di creare delle impronte profonde dove gli altri dietro possono mettere il piede in sicurezza.
L a nostra intrepida Maria G., con le scarpette da ginnastica (turista fai da te!!) non se la sente di rischiare! Effettivamente c’è serio pericolo di scivolare fino in basso tra le rocce. Decidiamo con il capo che io e lei aggiriamo l’ostacolo: scendere in basso di diversi metri dove la neve si assottiglia e poi risalire. Facile a dirsi, difficile a farsi perché scendere nel ghiaione , con le scarpette da ginnastica presenta qualche difficoltà, ed d infatti qualche piccolo taglietto alle caviglie se le procura. Lentamente, e non senza qualche difficoltà, dovute allo scivolamento dei piedi sui sassi appena apoggiati riusciamo a scendere mentre gli altri aspettavano in alto dopo aver attraversato il lastrone. Poi la risalita non facile neanch’essa. Lentamente, quasi a quattro zampe, con la forza di volontà MG ed io riusciamo a riguadagnare il gruppo.
Medichiamo con un fazzoletto bagnato le piccole escoriazioni alle caviglie, ma MG è tenace e subito riprende il cammino, che per fortuna continua in piano.
Un ultimo strappo ci costringe ad un ultima salita e poi da li la meravigliosa visione del rifugio da dove siamo partiti.
Dopo poco ecco il rifugio…non era un miraggio!!
Ce l’avevamo fatta!

La meraviglia quando non abbiamo visto l’altro gruppo: bene se la sono presa comodo!!
Pensavamo di trovare già l’altro gruppo che aveva scelto di rimanere in vetta e poi ridiscendere per lo stesso sentiero.
Ci sistemiamo fuori dal rifugio e finalmente possiamo riposare e rifocillarci!
Dopo poco scendono gli altri e così il gruppo si riunisce festosamente!
Qualche bevanda di “sostengo”, loro avevano mangiato in vetta: caffé, birra!
Poi la foto di gruppo con l’autoscatto!

Anche oggi il variegato gruppo di “domenicacondomenico” ha vissuto un’altra giornata tra i monti, in amicizia, gioia dello stare insieme, con semplicità ed accoglienza dei nuovi amici venuti per la prima volta.

Ciao.
berardo

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